L’ipotizzata rivoluzione del Ministero sembra complicare le cose, a cominciare dall’introduzione del TOLC per l’ammissione ai corsi di laurea in Medicina e Veterinaria. A rimarcare la novità del nuovo metodo, vi è certamente il “punteggio equalizzato”. Cos’è il principio di equalizzazione nel punteggio?

Cos’è il punteggio equalizzato?

Per spiegare bene di cosa si tratta, dobbiamo considerare i TOLC-Med e i TOLC-Vet che sappiamo essere composti da 50 domande a risposta multipla, alle quali dare risposta in 90 minuti.

Tra le altre informazioni in nostro possesso, c’è la possibilità di ogni studente di partecipare due volte, per poi entrare in graduatoria con il miglior risultato. Inoltre, come forma di garanzia ed equità è stato deciso che le prove saranno sempre diverse.

Qui, entra in gioco il principio di equalizzazione che dà luogo al cosiddetto “punteggio equalizzato”, risultato di un calcolo matematico. Secondo questo principio, il punteggio ottenuto dagli studenti che hanno effettuato il test sarà costituito dalla somma di due fattori:

  • Il punteggio non equalizzato;
  • Il coefficiente di equalizzazione della prova.

Il punteggio non equalizzato si ottiene con le risposte date alle domande, secondo i criteri per i quali:

  • 1 punto per ogni risposta corretta;
  • – 0,25 per ogni risposta errata;
  • 0 per ogni risposta non data.

Il coefficiente di equalizzazione, invece, indica la difficoltà del test risultato dal rapporto tra il valore massimo conseguibile nella prova (tutte le risposte corrette, ad esempio per il TOLC-Med è pari a 50) e il coefficiente di facilità della prova che risulta dalla somma dei coefficienti di facilità afferenti ai quesiti.

Per ottenere un risultato che renda idoneo il candidato, lo stesso deve totalizzare almeno 10 punti di punteggio equalizzato. 

Il decreto ministeriale, all’allegato 2 spiega esattamente come vengono valutate le prove secondo il punteggio equalizzato.

Insomma, a ben vedere, il TOLC non sta semplificando la situazione, almeno per lo studente che si sta per approcciare ai test e rischia addirittura di complicare le cose con la politica del TOLC basato sul principio di equalizzazione.

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Il TOLC semplifica o complica l’accesso alle facoltà scientifiche?

Non si sa fornire ancora una risposta pienamente consapevole, ma ciò che è certo riguarda il fatto che niente è stato semplificato e che questo punteggio equalizzato stabilirà il posto del candidato all’interno di una graduatoria nazionale. Tra l’altro, secondo le ultime informazioni Anna Maria Bernini, attuale Ministero dell’Università, ha istituito un gruppo di lavoro di lavoro per definire il fabbisogno di medici e adeguare le capacità e l’offerta potenziale del sistema universitario. Secondo il decreto della ministra, l’obiettivo di questo team di lavoro è individuare un metodo di “accesso sostenibile” alla facoltà di Medicina e alle professioni sanitarie.

Si sarà già reso conto, il Governo, che questo metodo non è affatto sostenibile?

Riuscire a tenere a mente, durante il test, il comportamento corretto richiesto mentre si è concentrati a dare le risposte corrette e al minimo dubbio mettere in pratica una strategia che tiene conto anche del coefficiente di equalizzazione, non è cosa semplice. Se il sogno del camice bianco è forte, lo si fa a prescindere dalle strategie ma la domanda che ci si pone è: basterà aver studiato sin dal liceo per ottenere l’accesso a una facoltà che consente la nascita di professionisti che in questo momento storico mancano nel nostro Paese? Perché l’Italia non si accorge che alle carenze non si risponde con i tagli e che non si persevera in un metodo – quello del numero chiuso – riconosciuto errato dai più?

Disuguaglianze e problemi non verranno spazzati via con i TOLC

Di certo, disuguaglianze e collaterali criticità emerse con il numero chiuso negli anni passati, non verranno spazzati via dai TOLC i quali per certi versi le aumenteranno. Se è vero che consente la partecipazione a due test, dall’altra parte, con il coefficiente di difficoltà che incide sul punteggio equalizzato è come partecipare a due gare diverse e sperare – almeno in una – di ottenere un risultato apprezzabile.

La riforma è davvero rivoluzionaria?

Insomma, il tentativo della riforma di riuscire in un atto rivoluzionario che potesse convincere gli aspiranti camici bianchi e tutti gli addetti ai lavori che il numero chiuso è ormai caso chiuso e che l’accessibilità a medicina così è sostenibile, è fallito. A complicare le cose il punteggio equalizzato che, invece, di garantire maggiore equità tende a confondere e creare altre innumerevoli disuguaglianze. In più, l’istituzione del tavolo di lavoro e l’annuncio della presa in carico anche di questo aspetto della sanità, ci dà la certezza che qualcosa sia andato storto o che, comunque, il risultato non voleva essere quello di rendere il test ancora più complicato, ma di agevolare davvero chi ha nel cuore la missione del medico. L’abolizione del numero chiuso sembra essere necessaria in un momento di carenza di medici e personale sanitario così evidente, alla luce della consapevolezza dell’emergenza sanitaria appena vissuta e del valore che questi professionisti ricoprono in società: inqualificabile.

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