Da Emergency a Medici Senza Frontiere, Oxfam, Cesvi, Save The Children, ma non solo. Sono tantissime le organizzazioni umanitarie non governative impegnate, in Italia come nei contesti emergenziali più complessi (a.e. Afghanistan, Iraq, Siria, Sudan, Uganda) per portare assistenza medica e cure alle persone più fragili e svantaggiate, spesso in fuga da guerra e povertà.  Medicina e multiculturalismo sono legate a filo doppio.

L’Italia, come il resto d’Europa, è oggi più che mai al centro di forti cambiamenti legati alla presenza di persone provenienti da contesti socioculturali anche molto diversi. 

In questa società in continua trasformazione, multietnica e multiculturale specie quando si parla di salute, risulta indispensabile ripensare canoni e approcci per adattarli alla persona bisognosa di cure. 

Tradizioni, stili di vita, convinzioni religiose, abitudini alimentari, l’idea di vita, di morte, di malattia. Sono solo alcuni dei tanti aspetti che chi ha il compito di curare non può non prendere in considerazione al fine di prestare la migliore assistenza possibile, incentrata sulla persona, sul rispetto della sua individualità, del suo credo e in generale del sistema di valori che porta con sé. 

Differenze culturali nella gestione della malattia

Accanto ai molteplici problemi burocratici, logistici e organizzativi che gli stranieri immigrati in Italia si trovano davanti ancora troppo spesso quando riescono finalmente a raggiungere il Paese, c’è anche un problema culturale non di rado sottovalutato. 

Se già anche solo la lingua può comportare una serie di difficoltà nel processo di cura e assistenza, infatti, una cultura diversa può significare una manifestazione e una gestione della malattia molto diverse e lontane da quella occidentale, su cui il professionista della salute viene tipicamente formato. 

Possono cambiare il modo di rapportarsi con il dolore, con il proprio corpo e la malattia, ma possono cambiare anche le pratiche terapeutiche e i farmaci. A queste e tante altre diversità esistenziali e culturali medici e operatori sanitari devono prestare attenzione al fine di offrire una “medicina interculturale”, che riesca cioè a “ricomporre tra loro culture e malattie, luoghi e persone”. 

Tuteliamo il tuo diritto a respirare Aria Pulita: unisciti a noi!

Scopri se i Comuni in cui hai vissuto dal 2008 al 2018 hanno rispettato i parametri europei sull’inquinamento dell’aria. Compila il Questionario: bastano pochi minuti!

Il medico: una professione che va oltre

Perché l’essere medico e operatore sanitario va ben oltre lo svolgimento di una “professione”, soprattutto se si pensa alle drammatiche situazioni di emergenza che la cronaca ci racconta ogni giorno, di persone che scappano da guerre e persecuzioni. 

Essere un professionista della salute significa mettersi al servizio delle persone, adoperandosi per “aiutare concretamente il prossimo”. Non a caso è questo il desiderio che muove oltre il 60% degli studenti che ogni anno tentano le selezioni alla facoltà di Medicina e Chirurgia, secondo quanto di recente rilevato in un’indagine fatta su 40mila giovani. 

Medicina e multiculturalismo: requisiti e percorso per lavorare con le ONG

Tra le esperienze che più avvicinano il medico al raggiungimento di questo obiettivo c’è senza dubbio quella di lavorare per organizzazioni umanitarie o attraverso lo svolgimento di attività di volontariato, contribuendo a garantire il diritto alla cura alle persone vittime di guerra e povertà. 

Tra i requisiti comuni richiesti agli operatori umanitari per poter lavorare nelle missioni di ONG c’è una disponibilità a partire con un brevissimo preavviso, la disponibilità a lunghe permanenze all’estero (spesso possono raggiungere e superare i 6 mesi), un’ottima conoscenza della lingua inglese e almeno di un’altra – spesso basta anche il francese o lo spagnolo. 

Oltre alle competenze specifiche della posizione cercata poi, non possono mancare una spiccata capacità di adattamento, sensibilità, una forte motivazione di lavorare all’estero e nello spirito della cooperazione. 

Tra i requisiti che bisogna possedere anche indubbiamente buone capacità organizzative, attitudine al problem solving e capacità di lavorare in condizioni di forte stress. 

Il percorso di selezione nelle ONG 

Per quanto riguarda le candidature tendenzialmente possono essere mandate attraverso il sito delle organizzazioni. Queste oltre al curriculum vitae richiedono spesso una lettera motivazionale, entrambi solitamente in lingua inglese. 

Dopo questo primo screening ai candidati viene generalmente richiesto di compilare un questionario per verificare le competenze specifiche e la corrispondenza del profilo alla figura professionale ricercata. 

Solo successivamente, se il profilo è considerato idoneo, si verrà contattati per uno o più colloqui in cui verranno valutate sia le competenze professionali che le attitudini psicologiche. 

Se il colloquio darà esito positivo, si entrerà a fare parte della squadra e un Career Manager si occuperà di identificare la missione più giusta per l’operatore. 

I tipi di contratti

Per quanto riguarda i tipi di contratti che sono spesso offerti a medici e professionisti sanitari dalle ONG questi possono prevedere: 

  • una retribuzione mensile – sulla base dei salari standard per ruolo; 
  • copertura delle spese di viaggio, vitto e alloggio; 
  • copertura assicurativa; 
  • un periodo di ferie retribuite da svolgersi al termine della missione. 

Per poter partire il professionista che già è impiegato nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) questo può richiedere un periodo di aspettativa per motivi umanitari, per il quale non è prevista retribuzione e la cui concessione rimane a discrezione del datore di lavoro.