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Si prevedono grandi novità nell’accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Il Governo ha espresso la volontà di abolire il test di ingresso per l’anno accademico 2025-2026. Dopo l’approvazione del testo base che prevede iscrizione libera e selezione al termine del primo semestre, tuttavia, ai toni trionfalistici delle forze politiche si sono contrapposte le critiche degli Ordini professionali. Ma andiamo con ordine e capiamo perché.
Stop a test Medicina: cosa prevede il testo base?
Come sappiamo, il Comitato ristretto della Commissione Cultura del Senato ha dato il via libera quasi all’unanimità al documento base per la delega al Governo riguardante la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia, in Odontoiatria e Protesi Dentaria e in Medicina Veterinaria. L’obiettivo è avviare una modalità differente: il testo, infatti, prevede l’abolizione del tanto contestato test di ingresso con l‘iscrizione libera al primo semestre e l’introduzione di una scrematura al termine dello stesso.
Lo “sbarramento” verso gli anni successivi sarà determinato o meno dal profitto conseguito dagli studenti nel corso del primo semestre. Si parla del superamento di esami in alcune discipline che verranno individuate nell’area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria per l’ammissione al secondo semestre.
Una volta terminato sostenendo tutti gli esami e avendo conseguito i crediti formativi necessari, gli aspiranti camici bianchi potranno proseguire il proprio percorso di studi. Gli altri, invece, avranno la possibilità di convertire esami e crediti formativi ed iscriversi ad un corso di studi affine già indicato, come seconda scelta, al momento dell’iscrizione quando lo studente potrà effettuare la doppia preferenza gratuita, limitatamente al primo semestre.
Anelli: “Senza numero chiuso a Medicina migliaia di medici disoccupati”
Ma perché gli Ordini professionali non vedono di buon occhio la decisione di rivedere l’accesso alla Facoltà di Medicina? Prima di tutto, per un fatto di numeri: in futuro, si creerebbero migliaia di medici disoccupati. E poi per quello che sentiamo ripetere da anni: le università italiane non hanno le capacità sufficienti per sostenere un numero così ampio di studenti.
Secondo Anelli, presidente Fnomceo – la Federazione che raccoglie tutti gli Ordini professionali dei medici chirurghi e odontoiatri delle province italiane – il testo base è una norma priva di buon senso. Eliminare il numero chiuso a Medicina significa che fra 10 anni – 6 di corso di laurea in Medicina e 4 anni di specializzazione, ossia il tempo necessario per formare un medico, ci sarà un esercito di laureati che non riusciranno a trovare lavoro come medici. E si produrranno solo dei disoccupati.
Anelli, dunque, boccia la linea che sta seguendo il Governo: “Una norma di buon senso punterebbe a rendere possibile la piena occupabilità dei medici che formiamo. Ma così non sarà se si varerà lo stop al numero chiuso”.
Le critiche da parte dall’Ordine dei medici: 13mila medici senza lavoro nel 2034
Anelli si appella al senso di responsabilità di chi governa ritenendo che debba essere in grado di innescare processi che offrano prospettive di benessere e sviluppo, e non produrre disoccupazione. “Già quest’anno la previsione di iscrizioni a Medicina raggiunge le 20mila unità. Abbiamo stimato che fra 10 anni saranno andati in pensione circa 7mila medici – prosegue Anelli -. Questo vuol dire che nel 2034, potremo assumere 7mila medici, ovvero il numero di quelli andati in pensione, ma non potremo fare lavorare ben 13mila che risulteranno in più. E condannare 13mila medici a non trovare posto di lavoro una volta formati non è un obiettivo eticamente possibile – sostiene -. È chiaro che “se verrà eliminato il numero chiuso – aggiunge il presidente – gli accessi a Medicina saranno molti di più, almeno il doppio”.
Test Medicina, Fnomceo: “Anticipiamo il semestre di orientamento”
Pur restando fermamente contrari a togliere il numero chiuso per Medicina, la Fnomceo apre a una possibilità per raggiungere un punto d’incontro.
“Dall’esame del testo – spiega Anelli – apprezziamo il tentativo di ancorare l’accesso alla Facoltà al fabbisogno del Servizio sanitario nazionale e a quelle che sono le disponibilità delle borse di specializzazione. Siamo d’accordo ad eliminare il test come è oggi e proponiamo di anticipare il primo semestre di Medicina nei mesi precedenti l’anno accademico coinvolgendo le scuole superiori e le università. In questo modo i ragazzi si potrebbero preparare durante la scuola agli esami di chimica, fisica e biologia con un percorso formativo ad hoc. L’Università curerebbe la preparazione gratuita alle materie oggetto d’esame tramite l’organizzazione di corsi anche in modalità asincrona. E poi in base ai risultati si può costruire la graduatoria per l’accesso a Medicina. Allo stesso modo- prosegue – valutiamo positivamente il fatto che nel provvedimento sia in qualche modo normato il percorso dei licei a curvatura biomedica, e che sia riconosciuto il ruolo degli Ordini”.
Contrario anche l’Anaao Assomed: “Un colpo di grazia per il SSN”
L’abolizione del numero chiuso a Medicina preoccupa anche l’Anaao, tra i sindacati più rappresentativi nel settore sanitario italiano, che annuncia scioperi e mobilitazioni. “Lo stop al numero programmato a Medicina – dichiara Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed – dimostra ancora una volta che la cecità politica si sta ormai cronicizzando. Non resteremo in silenzio, chiameremo a raccolta tutti gli studenti e gli specializzandi, tutta la categoria – evidenzia – promuovendo raccolta firme e manifestazioni in tutta Italia. Affinché tutti abbiano la consapevolezza che questo è il colpo di grazia alla formazione medica, alla professione e soprattutto al sistema di cure pubblico”.
Cosa succederà adesso?
“Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che il Governo ed il ministero dell’Università vogliono riformare l’accesso a Medicina – spiega il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini – combinando le legittime aspirazioni degli studenti alle necessità del sistema sanitario. Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici – sottolinea -. Stiamo lavorando ad una riforma strutturata che superi il numero chiuso e punti all’eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze. Siamo sulla buona strada”.
Non sappiamo con certezza cosa succederà e quali saranno le tempistiche, l’iter è lungo e si parla di un’entrata in vigore che potrebbe arrivare per il 2025-2026. Per quest’anno, non ci resta che attendere il 28 maggio e il 30 luglio per i test d’ammissione a Medicina.