Da anni si discute sulle alternative possibili al numero chiuso, ma funzionerebbero?

C’è una discussione che da tempo circonda il test di Medicina e le sue modalità. Il numero chiuso resta un argomento controverso anche per gli addetti ai lavori. Per alcuni strumento utile ad evitare surplus che genererebbero disoccupazione, per altri un insensato sbarramento che priva tante e tanti del proprio sogno di fare il medico. Nel corso degli anni si sono susseguite diverse alternative al numero chiuso per il test di Medicina, proposte dagli esperti o mutuate da altri Paesi. L’Italia però è rimasta immobile.

Un po’ di storia

Prima di parlare delle possibilità però, è giusto compiere un piccolo excursus sulla storia del numero chiuso e della facoltà di Medicina in Italia. Un percorso che inizia con la Legge Codignola del 1969, che permetteva a chiunque avesse un diploma di scuola superiore di iscriversi a Medicina. Fino ad allora solo gli alunni provenienti da classico e scientifico avevano avuto questa possibilità.

L’introduzione della legge portò a un importante aumento degli studenti, risolto circa 30 anni dopo con la Legge Zecchino, che introduceva il numero programmato. Ovvero la possibilità per alcune facoltà di stabilire annualmente il numero di iscritti, tra cui Medicina. Allora le motivazioni sembravano attendibili: didattica più complessa con numeri troppo alti, spazi limitati, disoccupazione pericolosa. Eppure, ad oggi la situazione non si può dire risolta.

Il numero chiuso così non funziona

La ragione della disperata ricerca di alternative al numero chiuso per Medicina sta infatti nella consapevolezza che l’ulteriore restringimento previsto per le specializzazioni, lasci comunque dei laureati senza lavoro. Il famoso “imbuto formativo” che ogni anno intrappola chi non riesce a passare il test per la specializzazione. Annullando quindi il proposito originario del numero chiuso.

L’alternativa più quotata sembra quella adottata dalla Francia. Un ingresso alla facoltà di Medicina libero per tutti, che preveda però un esame di sbarramento alla conclusione del primo anno. In aggiunta alla proposta di aumentare i posti per le specializzazioni, utilizzando i fondi europei. Gli specialisti in Italia scarseggiano e il fabbisogno calcolato non corrisponde a quello reale, come ha dimostrato la pandemia di Covid-19.

Occuparsi anche delle specializzazioni è la chiave

Abolire il numero chiuso senza aumentare gli ingressi nelle specializzazioni sembrerebbe un controsenso. Così tanto che, tra le alternative al numero chiuso per Medicina, una propone di non eliminarlo del tutto. Invece di aumentare progressivamente gli accessi di anno in anno, in parallelo con i posti per specialisti. In modo da estinguere nella totalità i “prigionieri dell’imbuto formativo”. Per farlo però è essenziale che i fondi dedicati all’istruzione universitaria siano aumentati. In parallelo con i docenti a disposizione e gli spazi.

In Italia lo scorso anno i posti nel test di Medicina sono stati aumentati, ma non ci sono stati altri movimenti. Di fronte alle università, tanti ragazzi in mascherina hanno ribadito lo stesso concetto: poter dimostrare, oltre un test a crocette, quanto tengono al loro sogno di fare i medici. Su questo c’è ancora da lavorare.

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