Con il Ddl Manfredi si va verso l’abolizione dell’esame di stato per i professionisti sanitari.

Professioni sanitarie senza esame di stato. Il 2021 potrebbe portare una novità interessante nel mondo della sanità italiana, utile anche agli studenti per decidere il loro percorso futuro. Il Ddl Manfredi, il cui iter in Commissione alla Camera è iniziato lo scorso 12 aprile, prevede lo stop all’esame di stato per farmacisti, veterinari, odontoiatri e psicologi. In futuro però, potrebbe essere estesa anche ad altre categorie.

Di certo questo si augura l’ex ministro dell’Università Gaetano Manfredi, che ha proposto il provvedimento. Eliminare l’esame di stato per le professioni sanitarie è la strada giusta, a suo parere. “La laurea abilitante è una grande modernizzazione di approccio alle professioni e dà ruolo agli Ordini di formazione: il loro tirocinio diventa curriculare”, sosteneva in un’intervista.

Accesso immediato all’esercizio delle professioni sanitarie

Anche il Recovery Plan riconosce l’obbiettivo di consentire un accesso immediato all’esercizio delle professioni, per eliminare quel periodo di tempo che intercorre tra laurea e prima sessione dell’esame di stato. Il Ddl Manfredi dovrebbe trovare una conclusione entro l’anno, in considerazione del grande appoggio da parte di tutte le forze politiche. Per gli studenti questa potrebbe essere una questione dirimente per scegliere la propria direzione universitaria.

Il percorso che avvia alle professioni sanitarie da sempre rappresenta, insieme con le facoltà scientifiche, l’alternativa preferita degli studenti che sognano Medicina. Non è raro che quella che inizialmente era una scelta di ripiego si riveli invece una vera e proprio aspirazione di vita. Diventare un professionista sanitario facilita e abbrevia l’ingresso nel mondo del lavoro, tra le principali motivazioni.

Risparmiare tempo e fare più esperienza

La scelta di eliminare l’esame di stato e rendere quelle per le professioni sanitarie delle lauree abilitanti potrebbe rappresentare una svolta da questo punto di vista. I giovani studenti saprebbero di non perdere nemmeno un giorno di tempo per prepararsi per una prova ulteriore, avendo già accumulato esperienza sul campo durante il tirocinio curriculare. Oltre ad abbreviare i percorsi, una simile decisione faciliterebbe l’ingresso continuo di nuova forza lavoro.

Situazioni come quella della pandemia hanno dimostrato quanto sia necessario avere studenti pronti il prima possibile a diventare lavoratori. Le emergenze insegnano e l’Italia è obbligata ad ascoltare, per portare davvero il suo servizio sanitario al livello desiderato dai propri cittadini.