È tra le primissime tecniche messe a punto dall’uomo per combattere i tumori, un’arma rimasta nel tempo insostituibile e ad oggi prescritta a circa il 60% dei malati oncologici, eppure la radioterapia rimane avvolta da una scarsa informazione e una serie di timori legati a rischi ormai superati. Questi, insieme ed altri fattori, contribuiscono a far collocare la specializzazione medica dedicata a questa terapia tra le “meno ambite” dai giovani laureati in Medicina, accanto a microbiologia, farmacologia, medicina di emergenza-urgenza e chirurgia toracica. 

In realtà, questa figura specialistica è parte cruciale del team multidisciplinare che guida la lotta ai tumori e il preoccupante aumento di questo che, soprattutto negli ultimi anni, si sta verificando in Italia. Come raccontano gli ultimi dati dell’ISS, nel 2022 il tumore più frequentemente diagnosticato è stato il carcinoma della mammella (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), seguito dal colon-retto (48.100, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne). Grazie alla ricerca e alle continue innovazioni tecnologiche, infatti, la radioterapia è cambiata radicalmente, diventando un’opzione strategica cruciale per curare diversi tipi di tumori e non più usata solo come terapia palliativa. 

Tanto che, secondo gli ultimi dati raccontati anche dall’AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia ed Oncologia Clinica), da sola o associata ad altre terapie oncologiche, come per esempio i nuovi farmaci immunoterapici, permette a circa il 40% dei casi di cancro di raggiungere la guarigione. 

La radioterapia: una tecnica in continuo divenire

Si tratta di una terapia localizzata, indolore, non invasiva, basata sull’utilizzo di radiazioni ad alta energia chiamate radiazioni ionizzanti, in grado di provocare la necrosi (ossia la morte) delle cellule tumorali. La radioterapia è parte della cura dei tumori da oltre un secolo, eppure, è soprattutto nell’ultimo ventennio che abbiamo assistito a una rapida innovazione della tecnica che ha portato a sviluppare terapie sempre più mirate e “su misura” del paziente. 

Oggi, grazie all’analisi del profilo genetico, della radiomica e dell’elaborazione di dati clinici potenziati dall’intelligenza artificiale, è possibile scegliere il trattamento radiante in base alle caratteristiche del tumore (come tipologia e stadio) e della persona che si deve curare. Le cure diventano così sempre più corte, e le radiazioni sempre più piccole (grazie a innovative tecniche di frazionamento) colpendo le cellule tumorali con maggiore precisione e risparmiando così i tessuti sani dalla tossicità della terapia. 

Il ruolo dello specialista di radioterapia oncologica e il lavoro di squadra

Dalla radioterapia neoadiuvante (o preoperatoria) a quella post e intraoperatoria, da quella “total body” fino alla stereotassica, sarà quindi compito del radioterapista oncologo individuare quale tra i diversi trattamenti radianti è il più adatto al singolo paziente. È infatti l’oncologo radioterapista che valuta la situazione clinica del paziente e definisce la strategia terapeutica in collaborazione con gli Specialisti di altre discipline, tra cui il Chirurgo Oncologo e l’Oncologo Medico. Sta a questo specialista indicare inoltre stabilire le caratteristiche e le modalità di esecuzione dell’eventuale radioterapia. 

Il medico oncologo radioterapista lavora in costante sinergia con altri professionisti della salute tra cui il fisico medico (fisico con specializzazione post-laurea in fisica medica che calcola la distribuzione della dose di radioterapia e che si occupa, inoltre, dei controlli di sicurezza delle apparecchiature utilizzate) e il tecnico di radioterapia (professionista sanitario laureato in tecniche di radiologia, radioterapia e medicina nucleare che configura e gestisce l’apparecchio per la radioterapia secondo le indicazioni fornite dalle figure specialistiche nel piano di cura). Accanto a queste figure, c’è poi l’infermiere specializzato in ambito oncologico che collabora con gli specialisti e con il tecnico di radioterapia nel seguire i pazienti durante le visite come anche durante le sedute di terapia. 

La scuola di specializzazione in radioterapia 

La scuola di specializzazione di Medicina e Chirurgia in radioterapia oncologica ha durata solitamente di 4 anni. La formazione del professionista prevede sia basi di fisica, radiobiologia, radiologia e oncologia generale che materie cliniche, con approfondimenti di oncologia, medicina internistica e radioterapia clinica. Lo studente si specializza quindi nell’uso delle radiazioni ionizzanti a scopo terapeutico, in particolare nell’uso della radioterapia con fasci esterni (con acceleratore lineare, telecobaltoterapia e simulatore), brachiterapia, dosimetria e nello sviluppo di piani di trattamento, acquisendo inoltre competenze metodologiche in relazione alla gestione del paziente e alla diagnostica per un approccio unitario e generale alla cura della patologia. Ma la vera formazione del radioterapista avviene, come per le altre branche cliniche, in particolar modo sul campo, o meglio nel reparto specializzato. Qui lo specializzando avrà l’occasione di mettere in atto, in prima persona ma supervisionato da tutor già specialisti, le proprie conoscenze e abilità, andando sempre più ad accrescere la propria expertise nell’area oncologica.