Tra le specializzazioni mediche più richieste c’è quella dell’anestesista. La carenza di questi professionisti, particolarmente sentita durante la pandemia da Covid-19, è in realtà storia vecchia, come da oltre un decennio i sindacati di categoria denunciano. Le stime parlano di circa 4 mila anestesisti in meno rispetto al fabbisogno nazionale.

Contrariamente da quanto spesso si pensa, il lavoro dell’anestesista va ben oltre la preparazione preoperatoria del paziente.

Cosa fa l’anestesista

Lo specialista in Anestesia, oltre che occuparsi delle decisioni mediche legate all’esecuzione dell’anestesia necessaria durante un intervento chirurgico può essere infatti coinvolto in una molteplicità di situazioni; dalla procedura diagnostica alla rianimazione fino alla gestione del dolore cronico.

Questo, inoltre, può occuparsi delle terapie iperbariche (somministrazione di ossigeno ad alta pressione) e della cura di malattie particolari (come, ad esempio, l’intossicazione da ossido di carbonio).

Attraverso l’acquisizione di conoscenze condivise con la pratica clinica come anche con le aree di Medicina e Chirurgia, l’anestesista deve sviluppare le abilità tecniche per essere quindi in grado di lavorare in situazione cliniche relative a:

  • Medicina Perioperatoria ed alla gestione dell’Anestesia (Generale e in Loco-Regionale) in Chirurgia, Ostetricia e per le diverse procedure diagnostiche e terapeutiche, anche non chirurgiche;
  • Medicina per Intensità di cura, sia per la Terapia Intensiva Post-Operatoria che in Terapia Intensiva Polivalente e Specialistica;
  • Terapia del Dolore, sia acuto che cronico, oltre che per le Cure Palliative;
  • Medicina dell’Emergenza (sia intra che extra ospedaliera), ed alla Medicina delle Catastrofi;
  • Terapia Iperbarica e alla Tossicologia d’Urgenza.

L’anestesista può essere quindi coinvolto non solo nella gestione del dolore postoperatorio, ma anche nella rianimazione cardiaca e polmonare, nelle trasfusioni e in situazioni in cui risulta necessario l’uso della respirazione assistita.

Come si diventa anestesista

Per diventare anestesista è necessario conseguire una specializzazione a seguito della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia.

La specializzazione può durare 4 anni nel caso della Scuola di Specializzazione in “Anestesia e Rianimazione”, o in alternativa 5 anni se si sceglie quella in “Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore”.

A seguito della formazione specialistica, il professionista dovrà poi svolgere un anno di tirocinio presso strutture universitarie o del SSN, per poter accedere all’esame di stato per l’iscrizione all’ordine professionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.

Dove lavora un anestesista

L’anestesista può lavorare come libero professionista e/o come dipendente. Entrambe le condizioni possono essere applicate sia nel pubblico che in strutture private. Le differenze saranno nei trattamenti economici, amministrativi, organizzativi e sindacali.

Questo professionista può trovare il suo posto in sala operatoria e di risveglio, così come nei reparti di medicina intensiva e di degenza, nei centri di terapia antalgica e in quelli multidisciplinari di traumatologia.

I principali contesti lavorativi saranno quindi:

  • strutture pubbliche delle ASL (Aziende Sanitarie Locali) del SSN;
  • case di cura
  • centri di terapia antalgica
  • ambulatori e poliambulatori medici
  • centri di ossigenoterapia iperbarica