Il “Numero Chiuso” non esiste da sempre, non è stato ideato con l’instaurarsi di Corsi di Studio Universitari come quello in Medicina, ma – strano, ma vero – c’è stato un tempo in cui ha risposto a delle esigenze previste, per cui il sistema è stato costretto a prevedere un accesso a numero programmato.  

La storia del Numero Chiuso in breve

L’evoluzione normativa relativa al numero chiuso per accedere ai corsi di medicina in Italia ha subito diversi cambiamenti nel corso degli anni. Inizialmente, l’accesso al corso di medicina in Italia era libero, senza alcun limite di posti disponibili. Tuttavia, dal 1923 in poi, a causa del crescente numero di iscritti e della scarsa disponibilità di posti nelle facoltà di medicina, si è reso necessario introdurre un meccanismo di selezione. 

Nel 2005 è stata introdotta la legge 264/99, che prevedeva l’istituzione di un numero chiuso per i corsi di laurea in medicina, con l’obiettivo di limitare il numero di iscritti e garantire una migliore qualità della formazione. Questa legge stabiliva un limite massimo di posti disponibili per ogni facoltà di medicina, in base alle risorse umane e materiali disponibili. 

Successivamente, nel 2010 è stata introdotta la legge 296/2006, che ha ulteriormente modificato l’accesso ai corsi di medicina. Questa legge ha introdotto un sistema di selezione basato su un test nazionale, chiamato “Test di Ammissione a Medicina e Chirurgia” (TMS). Il TMS prevede un esame a risposta multipla che valuta la preparazione in materie scientifiche dei candidati e assegna un punteggio. Solo i candidati con il punteggio più alto potevano accedere al corso di medicina. Il numero di posti a disposizione per ogni facoltà è stabilito annualmente sulla base di un accordo tra il Ministero dell’Istruzione e le università. 

Nel 2020, a causa dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia di COVID-19, è stata introdotta una sospensione temporanea dell’esame di ammissione nazionale per i corsi di medicina. Al suo posto, sono state utilizzate le valutazioni ottenute dagli studenti durante gli studi superiori per determinare l’ammissione al corso di laurea. 

Dall’anno accademico 2021/2022 è in vigore il nuovo decreto ministeriale che modifica l’accesso ai corsi di laurea in medicina. Il decreto prevede, tra le altre cose, l’introduzione di un esame di ammissione nazionale per accedere ai corsi di medicina, fissato all’inizio di aprile e settembre, e la possibilità per gli studenti di presentarsi all’esame di ammissione più volte. Il numero di posti a disposizione per ogni facoltà è stabilito annualmente sulla base dei fabbisogni del sistema sanitario nazionale e delle risorse disponibili. Questo ha dato il via a quello che oggi annoveriamo come TOLC. 

Le criticità dovute al Numero Chiuso in Medicina 

Se c’è stato un tempo in cui il Numero Chiuso sembrava essere la soluzione per venire incontro ad esigenze di particolare caratura, da quando – negli anni ’80 – l’Europa ha chiesto agli Stati Membri dell’UE di garantire certi standard di prestazione, con preminenza alla sicurezza e tutela del paziente, le cose sono un po’ cambiate e si è accentuata un’emergenza già sommessa.  

Se dovessimo annoverare i risvolti problematici avuti nel corso degli anni a causa dell’accesso programmato, potremmo certamente puntare su alcune importanti criticità che viviamo ancora oggi e che sono diventate una vera e propria emergenza.  

L’accesso a numero chiuso rappresenta oggi un limite di accesso alla professione: l’introduzione del numero chiuso ha limitato l’accesso agli studi di Medicina, creando una forte competizione per un numero limitato di posti disponibili. Questo ha reso difficile per gli studenti meritevoli, accedere alla facoltà di Medicina e comporta un abbassamento della qualità dei nuovi professionisti medici, i quali sono vessati da turni massacranti e obblighi in itinere che rappresentano motivi ostativi alla formazione continua e alla crescita professionale appassionata per ciascuno di loro. 

Da non sottovalutare nemmeno la cosiddetta fuga di cervelli: a causa della situazione precaria nel campo della Medicina in Italia, molti medici sono stati costretti ad emigrare all’estero alla ricerca di opportunità di lavoro migliori. Questa “fuga di cervelli” ha portato a una carenza di medici nel paese e ha causato un indebolimento del sistema sanitario nazionale, il quale come unicum nel mondo, avrebbe invece bisogno di essere valorizzato e incrementato.  

Si assiste oggi alla saturazione di alcune specializzazioni e alla carenza di personale in altre: nonostante la limitazione del numero di posti disponibili, alcune specializzazioni mediche rimangono sovraccariche. Questo crea una situazione in cui alcuni medici specializzati non trovano lavoro, mentre altre specializzazioni sono in grave carenza di personale. 

Tra l’altro, chi ha sempre sognato di indossare un camice bianco, spesso incorre in una doppia iscrizione: per aggirare il numero chiuso, alcuni studenti si iscrivono contemporaneamente a diverse facoltà di Medicina o a facoltà di Medicina all’estero. Questa pratica è illegale, ma è ancora diffusa e ha contribuito a ingolfare le università mediche, rendendo più difficile per gli studenti meritevoli accedere alla formazione medica. 

Chi frequenta corsi di studi a professioni sanitarie, ma non demorde dal proprio sogno di indossare il camice da medico, spesso riesce a laurearsi e continua a tentare l’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Motivo che dilata inesorabilmente i tempi di studio dei futuri medici: la competizione per un numero limitato di posti ha portato a un aumento della durata degli studi di Medicina. Molti studenti impiegano anni per completare il corso di laurea e la specializzazione, causando un ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro. 

In generale, il numero chiuso a Medicina in Italia ha creato una serie di sfide per gli studenti e per il sistema sanitario nazionale. È diventato urgente trovare soluzioni per garantire un accesso equo alla formazione medica e allo stesso tempo mantenere standard qualitativi elevati nella professione medica. 

Tante le proposte avanzate, ma nessuna è ancora una soluzione 

In Italia, sono state proposte diverse soluzioni per affrontare il problema del numero chiuso in medicina. Tra queste: 

  • L’aumento del numero dei posti disponibili: viene suggerito ed attuato l’aumento del numero dei posti disponibili nelle facoltà di medicina, in modo da consentire a un maggior numero di studenti di accedere al corso di laurea. Questa soluzione potrebbe contribuire ad alleviare la concorrenza e consentire a più persone di intraprendere la carriera medica, tuttavia non ha apportato enormi differenze; 
  • La riforma del sistema di ammissione: si è proposto di rivedere il sistema di ammissione alle facoltà di medicina, adottando criteri diversi da quelli basati esclusivamente sul punteggio ottenuto alla prova di ammissione. Questo potrebbe includere criteri socio-economici, esperienze lavorative nel campo della salute o l’introduzione di un colloquio di selezione. L’invenzione dei TOLC è stata messa in atto con questi obiettivi prefissati, ma già dai primi report riguardanti le prime selezioni, non si è più certi che il sistema creato – troppo complicato e fallace – possa contribuire a migliori aspettative.  
  • Alla riforma, si è associata l’intenzione di implementare la selezione online: una proposta innovativa è quella di introdurre un sistema di selezione basato su una piattaforma online, in cui gli studenti possono seguire corsi preparatori e superare test di ammissione online. Questo sistema potrebbe consentire una selezione più equa e trasparente, ridurre i costi associati alle prove in presenza e consentire l’ammissione di un numero maggiore di studenti. Un po’ il TOLC da casa ideato agli inizi della riforma, ma poi resosi necessario in presenza.  
  • Altra strategia pensata è stata quella di promuovere l’istruzione medica nelle aree rurali: un altro approccio proposto è quello di incentivare l’istruzione medica nelle aree rurali e meno servite dal punto di vista medico. Questo potrebbe promuovere un equilibrio nella distribuzione dei medici sul territorio nazionale e fornire opportunità di formazione anche ai residenti di queste aree. 

Queste sono solo alcune delle proposte che sono state avanzate. L’implementazione di tali soluzioni richiede un impegno a livello governativo e un’ampia discussione tra le parti interessate per definire la migliore strategia per affrontare il problema del numero chiuso in medicina. 

Intanto, il network legale Consulcesi, alla luce degli ultimi risvolti riguardanti le ultime vicende continua a monitorare l’andamento con l’obiettivo di poter intervenire attivamente a ostacolare le irregolarità e proporre una valida alternativa.