A tutti gli studenti sarà capitato di trovarsi di fronte a prove particolarmente complesse o a professori particolarmente esigenti. Almeno una volta nell’arco degli anni universitari può capitare a tutti, l’importante è saper riconoscere quando si è di fronte a una bocciatura ingiusta e calibrare bene la reazione. Che si tratti di un unico voto o di una vera e propria bocciatura è bene sapere che è possibile opporsi se si ritiene di aver subito un’ingiustizia. In via preventiva, però, è bene sapere che la legge riconosce agli insegnanti una spiccata autonomia professionale e che non è mai concesso considerare i voti ingiusti, proprio in virtù delle spiccate doti professionali dei docenti. Ciò non significa, però, che non possano verificarsi delle eccezioni.  

Come ci si oppone a un voto o a una bocciatura dopo un esame universitario? 

Il primo consiglio che sentiamo di dare in assoluto è che non bisogna mai abusare di una eventuale contestazione e che si deve essere abbastanza sicuri di aver subito un’ingiustizia che ha portato ad un’errata valutazione dell’esame, più bassa rispetto alla preparazione e all’esposizione dimostrata in sede d’esame.  

Una volta che si è consapevoli di questo, le vie da percorrere possono essere essenzialmente due:  

  • Chiedere chiarimenti direttamente alla Commissione esaminatrice dell’esame; 
  • Fare ricorso al TAR per la bocciatura. 

La contestazione 

Nel caso in cui lo studente crede che sia stata commessa davvero una forma di ingiustizia da parte di un professore o della commissione esaminatrice, allora potrà procedere ad una contestazione formale. La possibilità di contestare un voto d’esame si scontra con la discrezionalità della valutazione riconosciuta per legge ai docenti. Più semplice potrebbe rivelarsi, invece, dimostrare che l’esame o parte di esso si è svolto su argomenti che non erano inclusi nel programma o che non erano trattai nei manuali indicati dal professore. Ma anche qui bisogna dimostrare quello che si afferma. In ogni caso, è possibile contestare un esame orale tutte le volte che l’esaminatore sottopone lo studente a forti pressioni e/o non concede allo studente il tempo per rispondere ai quesiti posti.  

Per l’esame scritto, il reclamo verrà preso in considerazione quando – nei casi più frequenti – lo studente dimostra che nella prova scritta ci sono domande non previste nel programma d’esame approvato dal professore; il compito viene ritirato prima del termine stabilito; la valutazione numerica non rispetta i criteri precedentemente stabiliti dal docente. La contestazione formale tramite reclamo è sicuramente la più veloce ed economica e lo studente può rivolgersi direttamente alla stessa Commissione esaminatrice, oltre che al Direttore di dipartimento ed infine al Rettore dell’Università. Molti Atenei specificano chiaramente nel loro Statuto le modalità per effettuarlo. Qualora lo studente riuscisse a provare l’ingiustizia per la votazione ottenuta, questi potrà sostenere nuovamente l’esame davanti ad una Commissione diversa. 

Il ricorso al TAR

Il ricorso al TAR per la bocciatura è la via più complicata, lunga e costosa, ma la più “sicura” per poter risanare l’ingiustizia subita. Deve essere presentato entro e non oltre 60 giorni dallo svolgimento dell’esame e deve essere legato a una di queste motivazioni: 

  • eccesso di potere della Commissione esaminatrice o del singolo docente; 
  • ingiustizia manifesta del voto. 

Se il Tar non accoglie il ricorso, ci si può rivolgere al Consiglio di Stato, che svolge la funzione di II grado di giudizio per la giustizia amministrativa. In tal caso, verrà contestata la sentenza di primo grado del TAR tramite ricorso al Consiglio di Stato. Questa è, per ovvie ragioni, una via più lunga da intraprendere. In tutti i casi, non è bene prendere decisioni affrettate ed è consigliato rivolgersi sempre a un legale esperto in materia, prima di intraprendere qualsivoglia contestazione. Le ingiustizie vanno combattute, ma con consapevolezza e strategia.