La graduatoria nazionale per l’accesso alle facoltà di Medicina è ancora fresca di pubblicazione e le polemiche non accennano a placarsi. Le prime accuse di irregolarità risalgono al 6 settembre scorso, giorno in cui hanno avuto luogo le prove, quando gli studenti si sono trovati di fronte a domande ambigue e quiz copiati direttamente dai diversi manuali per la preparazione ai test. L’inedita decisione del Ministero dell’Istruzione di annullare uno dei quesiti, nello specifico il numero 16, finito fin da subito nell’occhio del ciclone per la sua ambivalenza, non solo non ha placato gli animi ma ha addirittura aumentato il caos. Gli studenti, esasperati, adesso accusano: “La graduatoria è falsata”.
Infatti, molti esperti hanno messo in discussione anche la correttezza del quiz numero 33, e la questione del “plagio” delle domande ha contribuito a infiammare ancora di più il dibattito: studi legali e associazioni universitarie non hanno esitato ad annunciare “valanghe di ricorsi“, tirando in ballo, ad esempio, la violazione dell’obbligo di segretezza circa il contenuto delle domande, in aperto contrasto con quanto sancito dal decreto 312/2016. La dura legge dei numeri, che ha visto oltre 63mila aspiranti medici in lotta per conquistare gli appena 9mila posti a disposizione ha fatto il resto: sin dalla pubblicazione degli esiti è risultato evidente che il numero degli studenti disposti ad adire le vie legali sarebbe stato a dir poco massiccio.
Tra i primi a lanciare l’allarme ricorsi, gli avvocati del gruppo Consulcesi, in prima linea per la tutela degli aspiranti camici bianchi, subissati da centinaia di segnalazioni da parte degli studenti. In ballo non c’è solo la scottante questione delle riammissioni in sovrannumero, sulla falsariga di quanto accaduto due anni fa per le Scuole di specializzazione in Medicina, ma anche un possibile risarcimento in denaro a favore degli ingiustamente esclusi. Infatti, i legali Consulcesi hanno fatto sapere che ci sono già stati dei precedenti in questo senso: “La giurisprudenza è chiara: per ogni anno di ritardo nell’ammissione, allo studente spettano fino a 10mila euro“.
Nel frattempo, migliaia di aspiranti medici esclusi dalla graduatoria ufficiale ritengono di aver subito un grave torto a causa delle numerose anomalie riscontrate nell’ambito delle prove, e adesso affidano ai tribunali la residua speranza di non perdere la possibilità di indossare il camice bianco a causa di un test giudicato da più parti iniquo, se non addirittura inutile.