La necessità di incrementare la formazione dei professionisti della salute in materia di ambiente e clima è stata più volte ribadita anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha di recente annunciato la realizzazione di un nuovo toolkit dedicato in particolar modo all’inquinamento atmosferico e ai professionisti sanitari per contribuire a colmare il gap educativo. Il manuale “Air pollution and health training toolkit for health workers (APHT)”, che dovrebbe essere disponibile prima della fine del 2023 fanno sapere dall’OMS, consisterà in un insieme di risorse e materiali “progettati per consentire agli operatori sanitari, sia in campo clinico che sanitario, di comprendere i rischi per la salute dell’inquinamento atmosferico e identificare misure di riduzione dei rischi”. 

Inoltre, l’obiettivo del toolkit è quello di fornire agli operatori del settore “argomentazioni sanitarie” volte a “sostenere interventi di aria pulita e promuovere la collaborazione tra gli attori della società civile e le istituzioni governative per l’attuazione delle politiche”. 

Inquinamento ambientale e salute: il ruolo fondamentale dei camici bianchi

Tra i principali obiettivi di una maggiore formazione di medici e degli altri operatori sanitari in relazione ad ambiente, inquinamento e clima, c’è proprio quello di rafforzare la loro azione sul fronte della prevenzione primaria e di advocacy tra le istituzioni come nelle comunità. L’obiettivo è trasferire con efficacia le proprie conoscenze in materia, favorendo comportamenti salutari nel singolo, e azioni istituzionali per ridurre quanto più possibile l’esposizione a fattori di rischio come gli inquinanti atmosferici. 

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Dal medico ambientale al biologo di comunità: le figure sanitarie al centro della lotta all’inquinamento 

In questo contesto, tutte le figure medico-sanitarie confermano e rinnovano il loro ruolo a difesa della salute e quindi necessariamente dell’ambiente nel suo insieme. Tra queste tuttavia, alcune professioni stanno acquisendo sempre più rilevanza proprio a seguito del loro campo di interesse. 

È il caso ad esempio del medico di medicina ambientale, specializzato nello studio degli effetti sulla salute dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, come anche dell’utilizzo di fitofarmaci e dell’interazione con sostanze tossiche. Tra le altre figure chiave in materia di prevenzione e cura a partire dal territorio, spicca il biologo. Questo, che studia i meccanismi che regolano i processi vitali in relazione con gli ambienti in cui questi si realizzano, è fondamentale per la prevenzione, conservazione e/o bonifica dell’ambiente e a tutela della salute umana.  

Come infatti ha ribadito anche di recente Vincenzo D’Anna, presidente della Federazione degli Ordini regionali dei Biologi (Fnob), da sempre più evidenze scientifiche emerge che non solo il benessere psicofisico è strettamente correlato alla salubrità dell’ambiente, ma che l’inquinamento “in cui siamo immersi non è di carattere macroscopico bensì microscopico”, sottoforma di nanoparticelle, metalli pesanti e altri microinquinanti che sono in grado di interferire con la nostra salute fino a modificare l’espressione dei nostri geni 

Per tentare di contrastare l’inquinamento ambientale allora, D’Anna ritiene necessario l’istituzione della figura del biologo di comunità, che grazie alla sua formazione specifica sarà in gradi di mettere in atto programmi di protezione, gestione e manutenzione del territorio. Questo specialista, che secondo il presidente Fnob dovrebbe essere presente in ogni ufficio comunale italiano, potrebbe svolgere una molteplicità di ruoli chiave ad oggi affidati a vari consulenti spesso esterni. Grazie alle sue competenze infatti, questo potrebbe occuparsi di sicurezza alimentare, igiene e profilassi pubblica, del controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche, fino alla gestione del ciclo dei rifiuti. 

Come conclude ancora l’esperto, il lavoro di “sentinelle ambientali” che questa figura andrebbe a ricoprire lungo il territorio nazionale, permetterebbe di agire “in prevenzione, depotenziando o evitando del tutto il verificarsi di veri e propri disastri naturali, nonché l’aumento di patologie correlate all’inquinamento ambientale tra gli esseri umani”.