Presentate 67mila domande, nel 2015 erano state 60mila. Entrerà uno su sette

La Bicocca di Milano un ateneo “ostico”, La Sapienza invece è tra quelli accessibili

Sognano di indossare un camice bianco, in un ambulatorio medico o in un reparto di ospedale, i quasi 67mila candidati che oggi svolgeranno il test di ingresso per il numero programmato, stabilito per l’accesso alla facoltà di Medicina. La competizione è altissima ma le statistiche, relative all’esito del test di un anno fa, aiutano a segnare la mappa delle università in cui è più facile o più complicato accedere: le maggiori possibilità di ingresso, ad esempio, sono alla Sapienza di Roma mentre l’università più difficile da raggiungere è la Bicocca di Milano. A parlare sono le graduatorie stilate su quello che, di fatto, è ormai un appuntamento di rito che coinvolge ogni anno decine di migliaia di studenti. Per poi accontentarne solo pochi, pochissimi rispetto alla mole dei candidati. Per l’anno accademico 2017-2018 riuscirà a conquistare l’ambito posto a medicina solo una candidato su 6,7 che si sono iscritti alla prova. Una quota inferiore allo scorso anno quando c’erano meno candidati e più posti disponibili. Quindi oggi la competizione sarà altissima. Gli iscritti al test sono infatti 66.907, oltre 4200 in più rispetto allo scorso anno quando si iscrissero 62.694. E circa 7000 in più rispetto al 2015 quando l’affluenza si fermava a circa 60mila candidati. Rispetto ad un anno fa, però, sono anche diminuiti i posti: quest’anno i banchi disponibili sono 9.100 per medicina e 908 per odontoiatria mentre un anno fa erano rispettivamente 9.224 e 904. Una tendenza che riguarda anche il test di accesso a numero programmato per il corso di medicina in inglese, sempre più apprezzato dalle aspiranti matricole: la prova si svolgerà il 14 settembre prossimo e vedrà 6.943 candidati contendersi 501 posti, contro i 4.875 candidati che nel 2016 si contesero 310 posti disponibili.

LA SFIDA

La sfida è aperta, dunque, con 60 quesiti a cui rispondere in 100 minuti: 2 quesiti di cultura generale, 20 quesiti di ragionamento logico, 18 di biologia, 12 di chimica e 8 quesiti di fisica e matematica. Un anno fa raggiunsero il massimo dei voti solo 9 candidati in tutta Italia su quasi 63mila presenti. Sfogliando i punteggi di quanti, lo scorso anno, ce l’hanno fatta è possibile rendersi conto dove è sufficiente un voto più basso e dove invece serve un punteggio più alto: basta guardare gli ultimi classificati. Alla Bicocca di Milano, ad esempio, l’ultimo classificato ha ottenuto un punteggio di 75,6. Il più alto tra gli ultimi classificati. Seguono le università di Pavia, Milano, Padova e Bologna. Il voto più basso in assoluto, invece, tra chi ha comunque avuto un posto, è quello dell’ultimo classificato alla Sapienza con 65,6. Significa quindi che alla prima università romana c’è maggior possibilità di entrare, rispetto alla Bicocca ad esempio, o almeno era così un anno fa. Seguono, con punteggi via via sempre maggiori ma comunque in coda alla classifica, le università di Perugia, Catania, Siena, Genova e la Federico II di Napoli. Una sfida, quella del test di Medicina, che si combatte tutta a colpi di numeri, dai punteggi ai posti disponibili in proporzione con il numero di candidati.

LA LOTTERIA

In realtà è una lotteria – spiega Marco Tortorella, avvocato di Consulcesi per la tutela dei medici e di chi aspira a diventarlo – da 18 anni, quando nel ’99 venne istituito il numero chiuso, facciamo ricorsi e li vinciamo. Ci basiamo su due punti fondamentali. Innanzitutto, il numero chiuso deve essere un’eccezione e non la regola, come chiarito anche recentemente dal Consiglio di Stato. Inoltre se le università non possono accogliere un maggior numero di studenti, aumentiamo le strutture invece di ridurre i posti disponibili“. Uno dei punti più forti per i ricorsi, negli  anni passati, sono state anche le irregolarità nello svolgimento del test: “facciamo massima attenzione alle procedure, chiedendoci se le domande sono valide e se vengono seguite correttamente le regole per lo svolgimento del test, in tutta Italia. Negli anni passati, infatti, non sono mancati errori nei quesiti e irregolarità macroscopiche nello svolgimento”.

Fonte: Il Messaggero

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