Sommario
Il 4 giugno 2025 la ministra Anna Maria Bernini ha firmato il decreto attuativo della Riforma d’accesso a Medicina, sancendo l’addio ai tradizionali test a numero chiuso per Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Al loro posto debutta il “Semestre aperto”, un periodo iniziale in cui tutti possono iscriversi ai corsi, ma l’accesso al secondo semestre è riservato a chi supera tre esami in Chimica, Biologia e Fisica. L’obiettivo dichiarato è valorizzare l’impegno didattico e garantire il diritto allo studio, prevenendo la dispersione scolastica.
Semestre aperto, esami e crediti
Il semestre si articola da settembre a fine novembre, durante il quale lo studente sostiene tre esami – ciascuno da 6 CFU – nelle materie scientifiche di base. Superando le prove, ai candidati spetta il riconoscimento dei crediti anche in corsi affini (come Biologia o Farmacia). Le prove sono nazionali, scritte simultanee, e possono essere tentate fino a tre volte.
Studenti tra speranze e perplessità
Molti studenti vedono nella riforma l’opportunità di misurarsi nel tempo, riducendo l’ansia legata a un test unico. Tuttavia, serpeggiano dubbi: il carico di tre esami consecutivi può generare stress elevato, e il ricorso a corsi di preparazione privata rischia di alimentare le disuguaglianze .
Università e docenti: emergenze organizzative
Docenti universitari e Rettori (Crui) hanno espresso forti preoccupazioni. L’ANDU parla di “massacro formativo”: un semestre aperto con decine di migliaia di candidati metterà a dura prova le strutture. La Crui teme un’ondata di ingressi ingestibili, senza spazi né personale sufficienti .
Critiche da associazioni e sindacati medici
Le organizzazioni di medici (Anaao Assomed, FNOMCeO, CIMO) lamentano che la riforma sia calata dall’alto e rischi di svilire la formazione professionale. Un semestre aperto senza risorse adeguate potrebbe compromettere la qualità del percorso formativo.
Graduatoria, trasparenza e principi costituzionali
Il sistema di accesso al secondo semestre si basa su una graduatoria nazionale, formata dai crediti ottenuti. Tuttavia, resta aperto il nodo della uniformità di valutazione tra atenei e criteri oggettivi. Il rischio è che si creino disparità e dubbi sulla legittimità del concorso.
Il punto di vista delle istituzioni
Il MUR ribadisce che la riforma non elimina il numero chiuso, ma sposta la selezione nel semestre universitario, puntando a premiare chi studia davvero. Sono già stati stanziati 23 milioni di euro per aumentare le risorse alle università e sostenere l’incremento previsto di posti disponibili.
Cosa attendersi nel prossimo futuro
La riforma rappresenta un cambio radicale nel sistema di accesso a Medicina. Per essere efficace, serviranno decreti futuri che definiscano syllabus, modalità di valutazione e criteri di assegnazione delle sedi. Nel frattempo, serve un costante monitoraggio per verificare realizzazione concreta: se aumenteranno o meno le disuguaglianze, e se le strutture universitarie reggeranno la pressione. Si tratta di una riforma ambiziosa, che vuole premiare l’impegno costante ma che comporta sfide complesse. Da una parte, mette al centro il merito e l’apprendimento, ma dall’altra richiede attenzione affinché non diventi un meccanismo di selezione ingiusto, fragile dal punto di vista strutturale e disuguale sul piano sociale.