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Roma, come molte grandi metropoli, affronta una crisi silenziosa ma grave: il drastico calo del numero dei pediatri di libera scelta disponibili sul territorio, che lascia intere zone senza assistenza sanitaria infantile. In una città di circa 3 milioni di abitanti con oltre un milione di bambini, centinaia di famiglie rischiano di restare prive di un medico pediatra per i loro figli.
Numeri in calo: l’anzianità e i pensionamenti imminenti dei pediatri
Secondo dati recenti, in Italia i pediatri attivi sono passati da circa 7.022 nel 2019 a 6.706 nel 2023, con una diminuzione del 9,5 %. Nel Lazio, la situazione è ancora più marcata: il 89% dei pediatri ha oltre 23 anni di specializzazione, un valore nettamente superiore alla media nazionale del 79 %. A Roma operano circa 390 pediatri, molti prossimi alla pensione, e tra il 2025 e il 2027 si prevedono almeno 77 uscite solo nella Capitale.
Il numero massimo di assistiti per pediatra è stato innalzato da 850 a 1000, ma in diversi municipi questi limiti sono già superati: in alcuni quartieri si arriva a una media di 1125 assistiti per medico, con conseguente sovraccarico operativo.
La mappa delle zone scoperte: i quartieri più a rischio
Grazie ad una ricognizione commissionata dalla Regione Lazio nel 2023 per l’apertura di studi pediatrici, è stata definita una mappa delle zone capitoline carenti:
- ASL Roma 1 (nord/nord-ovest): carenza di pediatri nelle aree Trieste‑Africano, Conca d’Oro, Balduina (sei pediatri richiesti), Nomentano, Ottavia, Torrevecchia, Tor di Quinto, Selva Candida.
- ASL Roma 2 (est e sud-est): zone scoperte comprendono San Basilio, Pietralata, Tor Tre Teste, Tor Bella Monaca, Tor Sapienza, Appio Latino, Tuscolano‑Don Bosco, Mostacciano/Mezzocammino, Eur‑Laurentina, Centocelle (qui mancano quattro pediatri).
- ASL Roma 3 (sud e litorale): carenze rilevate a Ostia, Casalpalocco‑Infernetto, Marconi, Acilia.
In quartieri come Cinecittà Est, è stata registrata la protesta di oltre mille famiglie per il pensionamento di un pediatra senza sostituzione tempestiva.
Conseguenze e criticità per le famiglie
Quando un pediatra va in pensione e non viene subito sostituito, si crea una situazione di vero “limbo assistenziale”: le famiglie devono rivolgersi a medici distanti o al pronto soccorso, con una perdita di continuità nelle cure e un aumento del carico sui servizi ospedalieri.
Secondo la FIMP, nella Capitale potrebbero essere oltre 35 mila i bambini privi di pediatra, se si considerano gli assistiti potenziali oltre il limite massimo di carico assegnato.
Quali fattori aggravano il problema?
- Ricambio generazionale lento: con quasi nove decadi di anzianità media nell’attuale corpo pediatrico, i nuovi ingressi non bastano a colmare le uscite.
- Attraenza verso il lavoro in centro città: molti pediatri non scelgono di operare nelle periferie per motivi logistici o personali.
- Procedure lente per sostituzioni e assegnazione degli incarichi: la burocrazia rallenta l’apertura di nuovi studi o l’assegnazione dei posti vacanti, anche se le graduatorie sono disponibili.
Verso soluzioni e proposte operative
I rappresentanti della Regione e del Comune di Roma sollecitano interventi urgenti per garantire il diritto alla salute dei minori e chiedono un piano straordinario per potenziare la presenza pediatrica nei quartieri scoperti. Alcune possibili azioni:
- Attivazione di incentivi economici o logistici per pediatri che scelgano di aprire studio nelle zone carenti.
- Snellimento delle procedure amministrative per l’assegnazione degli incarichi territoriali.
- Rafforzamento delle Unità di Cure Primarie Pediatriche (UCPP) integrate per compensare temporaneamente la carenza di PLS.
La carenza di pediatri a Roma non è solo un dato numerico: è un problema concreto che riguarda l’accesso alle cure per migliaia di bambini. Quartieri come Cinecittà Est, Tor Bella Monaca, Balduina, Ostia e tanti altri rischiano di restare scoperti, con ripercussioni organizzative e sanitarie sulle famiglie e sul sistema assistenziale.
Una strategia efficace richiede interventi coordinati tra istituzioni sanitarie, professionisti e amministrazioni locali, con l’obiettivo di garantire equità territoriale e continuità assistenziale anche nelle aree più periferiche.