Anche quest’anno, il tanto contestato numero chiuso previsto per le facoltà di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria si è scontrato contro la dura realtà della giustizia amministrativa. Alla risicatissima quota di posti messi a disposizione (per il 2016/2017 poco più di 9mila, quando invece le aspiranti matricole che lo scorso settembre hanno affrontato il test sono state oltre 63mila), è praticamente una tradizione consolidata che si aggiungano migliaia di riammissioni. Ad esempio, è proprio di questi giorni la notizia che, per quanto riguarda l’edizione 2015 delle prove d’ingresso, ci sarebbero 2mila studenti ingiustamente esclusi, pronti a ingrossare le fila degli idonei.

Tra i primi a segnalare che anche nel 2016 ci saranno valanghe di ricorsi, i legali del Gruppo Consulcesi, fin da subito a fianco degli studenti penalizzati dalle numerose irregolarità riscontrate durante i quiz: a scatenare le polemiche, soprattutto le domande proposte, tra quelle accusate di eccessive ambiguità e altre segnalate come copiate direttamente dai manuali preparatori. A confermare i diversi dubbi avanzati dagli esperti Consulcesi, due recentissime pronunce del Tar del Lazio (datate 6 e 7 ottobre 2016); il tribunale amministrativo, infatti, è stato chiamato a pronunciarsi su un presunto vizio di forma confutato da più parti: la mancata sottoscrizione, da parte dei candidati, della cosiddetta scheda anagrafica. Proprio questa omissione, infatti, aveva causato in prima battuta l’esclusione dalla graduatoria ufficiale di più di mille aspiranti camici bianchi. Dal canto loro, i giudici laziali non hanno considerato tale mancanza un’illegittimità tale da poter invalidare l’esito della prova, soprattutto in considerazione del fatto che, anche senza i dati inseriti nella scheda anagrafica, per il Ministero dell’Istruzione era possibile identificare senza problemi il singolo candidato e procedere con la correzione del compito, e ciò grazie alle etichette dotate di codice alfanumerico presenti sui moduli.

Il provvedimento monocratico del Tar del Lazio, che sarà discusso nuovamente in sede collegiale il prossimo 2 novembre, sicuramente da una parte restituisce a centinaia di ragazzi la concreta speranza di poter intraprendere, un giorno, la carriera medica; dall’altra, però, contribuisce anche a riaccendere la polemica mai sopita sull’attuale modello di accesso alle facoltà di Medicina nel nostro Paese. Non solo gli studenti, ma anche numerosi esperti ed esponenti politici mettono ormai sempre più apertamente in discussione il sistema del numero chiuso, e ne chiedono un rapido superamento, o almeno una sostanziale revisione.