La riapertura delle graduatorie per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina dovrebbe essere una priorità per il Miur eppure, nonostante le recenti sentenze del Consiglio di Stato e del Tribunale Regionale, tutto tace“. È con queste parole che Francesco D’Uva, deputato del Movimento 5 Stelle, ha annunciato nei giorni scorsi la presentazione di un’interrogazione parlamentare al Miur sull’argomento.

L’esponente pentastellato, già a febbraio di quest’anno, aveva voluto puntare i riflettori sulla chiusura della graduatoria 2015 stabilita dal Ministero dell’Istruzione il 9 febbraio 2016, attraverso un’analoga interrogazione che denunciava come tale decisione “disponeva, altresì, la perdita di tutti i posti eventualmente non coperti“.
Un problema destinato a riproporsi anche quest’anno, visto che il decreto ministeriale sulle modalità di accesso alle facoltà a numero programmato recita chiaramente, all’articolo 10: “Gli eventuali posti che alla data della chiusura delle graduatorie dovessero risultare non coperti anche a seguito di rinunce successive all’immatricolazione non vengono riassegnati“.
Un comma perentorio, che inevitabilmente comporta un’ulteriore riduzione dei posti effettivamente a disposizione degli aspiranti camici bianchi: la graduatoria, entro e non oltre la fine del primo semestre accademico, viene chiusa, anche se si sono immatricolati meno studenti rispetto alla programmazione annuale complessiva sancita dal Miur.
L’edizione del test di Medicina del 2016 è destinata ad essere ricordata per la valanga delle irregolarità riscontrate, e i ricorsi sono giunti fin da subito numerosissimi. I timori avanzati dal parlamentare M5S riguardano innanzitutto l’effettivo rispetto delle recenti pronunce del Tar, che hanno sancito l’ingiusta esclusione di circa 2mila candidati, in gran parte per l’annosa vicenda della mancata sottoscrizione della scheda anagrafica. “Non si sta procedendo all’assegnazione dei posti non coperti“, denuncia senza mezzi termini il deputato, facendo riferimento anche a una sentenza del Consiglio di Stato del 16 settembre 2016, la quale stabiliva che “per effetto dell’odierna sospensione di tale decreto, con effetti erga omnes, le università evocate in giudizio continueranno a scorrere le graduatorie, fino all’integrale copertura dei posti originariamente assegnati e disponibili“.
Rispetto delle regole e delle decisioni assunte in sede giudiziaria: è quello che chiedono i tanti, troppi studenti che sono stati costretti ad adire le vie legali per non essere ingiustamente esclusi da una graduatoria frutto di una prova d’accesso viziata da errori e irregolarità. La speranza, adesso, è che il Miur assuma una decisione chiara che consenta a chi è stato penalizzato di non rinunciare al sogno di indossare il camice bianco.