Il problema del Numero Chiuso in Medicina finisce in Parlamento.
Solo pochi giorni fa è stata infatti presentata un’interrogazione al Senato rivolta al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, che propone l’emanazione di un provvedimento finalizzato all’allargamento della platea degli studenti che si potranno iscrivere ai corsi di laurea ad accesso programmato, quantomeno per coloro i quali, inevitabilmente, si rivolgeranno ai Tar di tutta Italia.
L’interrogazione è stata presentata da 12 Senatori rappresentanti dei diversi partiti politici.
Nel testo si può leggere come “sin dall’entrata in vigore del “Regolamento recante norme in materia di accessi all’istruzione universitaria e di connesse attività di orientamento”, introdotto con il decreto ministeriale 21 luglio 1997, n. 245, la selezione attraverso quiz con domande a risposta multipla ha evidenziato i limiti della programmazione a livello nazionale degli accessi ai corsi universitari, non garantendo l’accesso ai più meritevoli“.
I Senatori aggiungono inoltre che “l’eterogeneità delle modalità effettive di svolgimento delle prove nei vari atenei, spesso, non ha garantito la correttezza e la trasparenza delle procedure, determinando un aumento elevato di denunce di irregolarità nei test di ingresso svolti nelle varie sedi ma con graduatoria unica a livello nazionale; inoltre, la ridotta determinazione dei posti disponibili rispetto alle effettive capacità ricettive degli atenei, unitamente ad un’ulteriore riduzione in base ad un non ben chiaro fabbisogno produttivo del Paese, hanno escluso molti studenti, pur meritevoli, di iscriversi a tali corsi“.
Per tutti questi motivi, i firmatari dell’interrogazione hanno chiesto al Ministro se non reputasse “opportuna l’introduzione di un sistema selettivo maggiormente equilibrato“.

Da questa interrogazione emerge come sia sempre più chiaro a tutti che quello del Numero Chiuso è un sistema che non funziona e che danneggia sia i giovani aspiranti medici sia il Servizio sanitario nazionale.

L’interrogazione ha avuto il plauso di Consulcesi: “Bene l’iniziativa del senatore De Poli – ha dichiarato Marco Tortorella, legale di Consulcesi -, da tempo auspichiamo si possa aprire un tavolo di confronto con il Ministero dell’Istruzione e con il Ministro, con l’intento di contribuire a migliorare le condizioni d’esame per i giovani candidati. L’obiettivo è quello di trovare una soluzione normativa che possa sanare l’annosa questione delle irregolarità e al contempo arginare la carenza di operatori sanitari che si prospetta nel prossimo futuro”, conclude l’avvocato.

L’interrogazione arriva dopo la pubblicazione della graduatoria del test, anticipata da un forte clamore mediatico sulle irregolarità riscontrate dagli studenti durante la prova, in molti atenei italiani.
Quest’anno è stato registrato un aumento del 75% delle segnalazioni rispetto al 2016: da settimane, ormai, Consulcesi riceve centinaia di richieste da parte degli studenti che vogliono fare ricorso per ottenere giustizia e non vedersi negare il sogno di diventare medico.

Tra i principali casi di irregolarità segnalati ci sono:

  • assenza della sottoscrizione della dichiarazione di veridicità dei dati anagrafici;
  • non corrispondenza dei codici etichetta in calce all’anagrafica;
  • questionari elaborati male;
  • violazione del principio dell’anonimato;
  • imparzialità nella conduzione della prova selettiva;
  • domande non inedite.

Se in sede di esame si verifica almeno una di queste situazioni, è possibile agire in due modi: attraverso un ricorso individuale o un ricorso collettivo.
Il ricorso individuale può avere luogo quando sussistano situazioni particolari relative al singolo candidato (annullamento prova, sostituzione elaborato, studenti diversamente abili, DSA, discalculi, ecc).
Il ricorso collettivo può essere avviato in relazione alle contestazioni su alcuni vizi di illegittimità della procedura a carattere più generale e quando le seguenti motivazioni risultano rilevanti e adeguate per avviare un ricorso: indebita riduzione dei posti da parte del Ministero; criterio del fabbisogno produttivo; corretta determinazione delle capacità ricettive; domande non inedite; ipotesi di reato attinenti lo svolgimento delle prove (come avvenuto di recente a Napoli, ecc.).

Il ricorso potrà essere fatto collettivamente in quanto tali contestazioni incidono in modo generale sulla graduatoria unica nazionale con l’impossibilità di determinare preventivamente (ex ante) l’ammissione o meno del ricorrente. In tali casi, a seconda dell’orientamento giurisprudenziale e delle censure eventualmente ritenute fondate, potrebbe assumere rilevanza il punteggio ottenuto (e la posizione in graduatoria), che, comunque, verranno indicati nel ricorso.

In relazione a eventuali domande errate o risposte plurime potrebbe rendersi opportuno un ricorso (collettivo) a parte, con la specifica indicazione delle risposte date ai quesiti interessati con verifica del superamento della prova di resistenza, peraltro contestabile in ragione dell’unicità della graduatoria.